L’incendio di questa notte al Ponte di Ferro: il nostro grido di denuncia inascoltato

Roma, 3 Ottobre 2021 – Questa notte, tornando in bicicletta da Monteverde, all’altezza del Ponte di Ferro mi sono ritrovato davanti una scena apocalittica: decine e decine di macchine della polizia e camion dei vigili del fuoco con i lampeggianti accesi sbarravano l’accesso al ponte.
Dal vicino Ponte della Scienza, parlando con alcuni passanti, ho potuto capire cosa stesse succedendo: l’incendio era ormai spento, il ponte ancora fumava leggermente, una parte di ponte era caduta nel fiume dal lato di Piazzale della Radio. Sembra che l’incendio sia partito da alcune baracche di fortuna di persone senza fissa dimora, costrette a vivere nel degrado da un’amministrazione pubblica miope ed incompetente, la cui indifferenza verso le persone più fragili e deboli ho purtroppo imparato a conoscere nei quasi due anni di volontariato molto intenso con le persone senza fissa dimora.
Se così fosse, significherebbe che questo incendio è purtroppo figlio di una politica sociale fallita, di istituzioni che non sono in grado di mettere in campo la pur minima forma di tutela verso chi è costretto a vivere nel degrado più assoluto. Ma la nostra società è ormai diventata un sistema complesso in cui tutto è connesso, e se le istituzioni decidono di lasciare migliaia di persone per strada per non spendere poche migliaia di euro, costringendole a vivere in una situazione precaria, degradante e pericolosa, è purtroppo certo che presto o tardi accadrà qualcosa di tragico come l’incendio di questa notte.
In questo caso, per fortuna, sembra non ci siano stati morti o feriti, ma il danno sociale, storico ed economico è incalcolabile. Probabilmente ci saranno milioni di euro da spendere per riparare o mettere in sicurezza il ponte. La cosa più tragica è che un’avvisaglia di quanto sarebbe potuto accadere c’era già stata quando otto anni fa un incendio simile, sotto lo stesso ponte, sicuramente partito dalle baracche sottostanti, aveva avuto però un esito meno infausto. In quell’occasione avremmo potuto guardare avanti, ringraziare il fato per la tragedia scampata e lavorare per evitare che una cosa simile accadesse nuovamente. Non lo abbiamo fatto, e questo è il risultato: centinaia di famiglie senza luce e gas, milioni di euro di danni, viabilità probabilmente compromessa per mesi, un pezzo di storia che se ne va.
E allora mi chiedo: questi soldi non si sarebbero potuti spendere prima, per evitare che delle persone fossero costrette a vivere in una situazione così tragicamente precaria? Se anche solo una parte dei soldi che dovremo spendere ora fossero invece stati spesi in prevenzione per tenere aperti dei presidi di tutela permanenti, dei luoghi di accoglienza ed alloggio (e non solo aprendo da dicembre ad aprile le emergenze freddo che poi quando chiudono lasciano i suoi temporanei abitanti in uno stato di prostrazione e sfiducia totale), non sarebbe stata la mossa migliore per la nostra società, dal punto di vista etico, umano ed economico?
Alle nostre istituzioni che sembrano sentire solo le ragioni economiche dico: questi milioni di euro si sarebbero potuti risparmiare, se solo aveste ascoltato il nostro grido di allarme, ogni giorno che vi chiamavamo, che vi dicevamo che sono indecenti le condizioni di vita a cui molte persone sono costrette e che gli sgomberi fatti senza immaginare una prospettiva diversa non hanno alcun senso, e che voi rispondevate con un silenzio assordante o, peggio, facendo spallucce. Questi milioni si sarebbero potuti spendere, negli anni, per politiche di tutela sociale davvero efficaci. Se si fosse fatto, oggi avremmo ancora il ponte di ferro, e molte meno persone abbandonate a sé stesse per strada. Per questa volta è troppo tardi. Impariamo per il futuro.
Adriano Bonforti, fondatore maipiuperstrada.org
#pontediferro #maipiuperstrada
Articolo rilasciato con licenza Creative Commons 4.0 CC BY-SA (Attribuzione – Condividi allo stesso modo)
Credits foto: Eduardo Ricciardelli
Avrei voluto dire” il solito pennivendolo che scrive contro l’amministrazione”
Purtroppo non lo posso dire. Quello che hai scritto è tutto vero, purtroppo. Le amministrazioni non si curano delle persone ombra che non esistono.
Che tristezza, continuiamo, nel nostro piccolo, a combattere.
Capisco il suo punto di vista. Ma non posso condividerlo. In Italia si sta perpetrando uno scempio. In nome dell’ accoglienza di chicchessia, senza regole e senza risorse.
Non basta dire entrate liberamente, se mancano poi le reali possibilità di offrire qualcosa di decente, come alternativa alla vita dalla quale scappano.
Noi cosa siamo capaci di offrire se non una vita miserabile magari in parte, come per Roma, vissuta nei canneti del fiume Tevere, o negli anfratti di grotte, ruderi se non sotto i portici o le rientranze di questa o quella stazione, di questo o quel palazzo pubblico o privato nel pieno centro della capitale.
Lei parla di risorse disponibili.
Ma si è mai preso la Briga di guardarsi i “Bilanci” di Roma Capitale? E quelli dello Stato Italiano?
Siamo sommersi dai debiti. Che noi e i nostri figli siamo e saremo chiamati a pagare. Ma con quali mezzi e con quale prospettiva?
Di diventare tutti dei miserabili accattoni?
Non si può pensare di spendere più di quello che si è capaci di produrre.
Si è mai domandato come mai migliaia di pensionati italiani scappano dal nostro paese per rifugiarsi persino in Tunisia e in Marocco?
Forse per non vivere da accattoni nel proprio Paese?
Mi scusi, perché so che lei si impegna nel sociale anche a costo di grandi sacrifici personali.